Il Genere Fantasy è una forma di narrativa speculativa che si distingue per l’uso di elementi magici, creature fantastiche (elfi, draghi, nani, orchi) e l’ambientazione in mondi immaginari, spesso ispirati al Medioevo europeo, come accade nell’High Fantasy. Sebbene le sue radici affondino nei miti, nelle leggende e nelle fiabe di ogni cultura, dall’epica di Gilgamesh ai cicli arturiani, la sua espressione moderna ha una storia più definita, legata ad alcuni personaggi chiave.
L’Ottocento vede l’impegno di precursori come George MacDonald (Phantastes, 1858) e William Morris (The Well at the World’s End, in italiano La Fonte ai Confini del Mondo, 1896), che sono considerati i pionieri del fantasy moderno. Questi autori hanno superato le convenzioni del romanzo vittoriano per esplorare mondi puramente immaginari.
Tuttavia è nel Novecento che il genere compie il suo balzo di qualità con J.R.R. Tolkien (Lo Hobbit, 1937; Il Signore degli Anelli, 1954-55). Tolkien, professore ad Oxford, non solo crea una storia, ma un’intera mitologia (Arda, la Terra di Mezzo) completa di lingue, culture e storia dettagliata, stabilendo il modello per l’High Fantasy epico e la lotta archetipica tra Bene e Male. Fra i contemporanei di Tolkien, troviamo l’amico e collega C.S. Lewis (Le Cronache di Narnia, 1950-56), che con il suo lavoro contribuì enormemente alla popolarità del genere, specialmente tra i ragazzi.
Verso la fine del Novecento, il fantasy subisce uno sviluppo significativo. Autori come Ursula K. Le Guin (Ciclo di Earthsea o Terramare in italiano, 1968 in poi) inziano ad esplorare temi più profondi e complessi, mentre successivi esponenti come Terry Brooks (Il Ciclo di Shannara) e J.K. Rowling (Harry Potter), entrambi a partire dal 1997, hanno portato il fantasy ad un successo commerciale globale, espandendone i sottogeneri. Due anni dopo, George R.R. Martin (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco) ha poi introdotto elementi di Dark Fantasy con trame più crude e politicamente complesse.
Oggi Le Cronache di Keheram, dell’autore Francesco Caraccia, si inseriscono nel solco del fantasy moderno agendo come un ponte tra la tradizione (Tolkien, Lewis) e le sensibilità contemporanee. L’opera sembra trarre forza dal recupero di archetipi folcloristici e classici per veicolare un messaggio di lotta morale e spirituale, molto simile all’intento dei precursori cristiani del genere.
Curiosità:
- L’espressione moderna del genere in lingua inglese nacque in parte come reazione al razionalismo e all’industrializzazione crescente, cercando di recuperare il senso di meraviglia e il legame con la natura e il mito.
- Tolkien creò le lingue elfiche (Quenya e Sindarin) prima di scrivere le storie, usando poi i racconti come veicolo per dare un contesto mitologico a quelle lingue.



