Un po' di storia

...e un po' di pratica. - Categoria: Narrativa
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Un po' di storia

...e un po' di pratica.

Novembre 14, 2025 - Tempo di lettura: 5 minuti

Vi segnaliamo un paio di nuovi articoli che abbiamo pubblicato nella rubrica in cui si affronta il tema "Fantasy e Vangelo", edita dal Fideliter.it - periodico di informazione religiosa ed organo ufficiale dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose Fides et Ratio - L'Aquila

Seguono gli estratti degli articoli, che comunque trovate in versione integrale ai rispettivi link:

Il Genere Fantasy è una forma di narrativa speculativa che si distingue per l’uso di elementi magici, creature fantastiche (elfi, draghi, nani, orchi) e l’ambientazione in mondi immaginari, spesso ispirati al Medioevo europeo, come accade nell’High Fantasy. Sebbene le sue radici affondino nei miti, nelle leggende e nelle fiabe di ogni cultura, dall’epica di Gilgamesh ai cicli arturiani, la sua espressione moderna ha una storia più definita, legata ad alcuni personaggi chiave.

L’Ottocento vede l’impegno di precursori come George MacDonald (Phantastes, 1858) e William Morris (The Well at the World’s End, in italiano La Fonte ai Confini del Mondo, 1896), che sono considerati i pionieri del fantasy moderno. Questi autori hanno superato le convenzioni del romanzo vittoriano per esplorare mondi puramente immaginari.

Tuttavia è nel Novecento che il genere compie il suo balzo di qualità con J.R.R. Tolkien (Lo Hobbit, 1937; Il Signore degli Anelli, 1954-55). Tolkien, professore ad Oxford, non solo crea una storia, ma un’intera mitologia (Arda, la Terra di Mezzo) completa di lingue, culture e storia dettagliata, stabilendo il modello per l’High Fantasy epico e la lotta archetipica tra Bene e Male. Fra i contemporanei di Tolkien, troviamo l’amico e collega C.S. Lewis (Le Cronache di Narnia, 1950-56), che con il suo lavoro contribuì enormemente alla popolarità del genere, specialmente tra i ragazzi.

Verso la fine del Novecento, il fantasy subisce uno sviluppo significativo. Autori come Ursula K. Le Guin (Ciclo di Earthsea o Terramare in italiano, 1968 in poi) inziano ad esplorare temi più profondi e complessi, mentre successivi esponenti come Terry Brooks (Il Ciclo di Shannara) e J.K. Rowling (Harry Potter), entrambi a partire dal 1997, hanno portato il fantasy ad un successo commerciale globale, espandendone i sottogeneri. Due anni dopo, George R.R. Martin (Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco) ha poi introdotto elementi di Dark Fantasy con trame più crude e politicamente complesse.

Oggi Le Cronache di Keheram, dell’autore Francesco Caraccia, si inseriscono nel solco del fantasy moderno agendo come un ponte tra la tradizione (Tolkien, Lewis) e le sensibilità contemporanee. L’opera sembra trarre forza dal recupero di archetipi folcloristici e classici per veicolare un messaggio di lotta morale e spirituale, molto simile all’intento dei precursori cristiani del genere.

Curiosità:

  • L’espressione moderna del genere in lingua inglese nacque in parte come reazione al razionalismo e all’industrializzazione crescente, cercando di recuperare il senso di meraviglia e il legame con la natura e il mito.
  • Tolkien creò le lingue elfiche (Quenya e Sindarin) prima di scrivere le storie, usando poi i racconti come veicolo per dare un contesto mitologico a quelle lingue.

Link dell'articolo: https://fideliter.it/fantasy-un-po-di-storia/

Il fantastico ha sempre creato opportunità di apertura al trascendente. Ecco che, in una visione cristiana della vita moderna, il fantasy lungi dall’essere una semplice evasione dalla realtà diventa strumento di trascendenza concreta e un efficace allenamento alla resilienza, con tutta la potenza dell’immaginazione come veicolo di verità.

L’amore per la narrazione fantastica, morale ed edificante trova profondo riscontro nella tradizione cristiana. La Bibbia fa largo uso di simboli e allegorie. Gesù stesso ha comunicato per mezzo di parabole, in modo che anche l’uomo più semplice in mezzo ad una folla comprendesse i misteri del Suo Regno. Sebbene non abbiamo evidenza di Santi o Beati che abbiano “avvicinato” il genere fantasy, che resta comunque un’invenzione moderna, le loro vite sono spesso ricche di prodigi, visioni e lotte spirituali. È dunque significativo notare come i “padri” del fantasy moderno, J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis, fossero entrambi cristiani devoti. 

J.R.R. Tolkien (cattolico) ha intessuto nella sua epica temi come il sacrificio, l’amicizia, la caduta e la redenzione. Il suo concetto di Eucatastrofe – il “lieto fine improvviso” che non nega la possibilità della sconfitta – è profondamente legato alla speranza cristiana e alla Resurrezione.

C.S. Lewis (anglicano, convertito dal deismo e dall’ateismo) ha usato Le Cronache di Narnia come allegoria evangelica, con il leone Aslan che rappresenta Cristo.

Ambientando storie di Bene contro Male in mondi alternativi, il fantasy ci permette di esplorare le domande esistenziali più profonde – il senso della vita, la natura della giustizia e il potere del sacrificio – in un contesto in cui le poste in gioco sono chiare. Distaccandoci dai preconcetti mutuati da una quotidianità sempre più relativista e materialista, in modo concreto il fantasy ci rende liberi di confrontarci con l’universale e riscoprire l’importanza della dimensione spirituale e morale. Ecco chiarito l’ossimoro: per vie concrete giungiamo al trascendente.

L’allenamento alla Resilienza, invece, si spiega con il fatto che la trama fantasy è quasi sempre la storia di un viaggio dell’eroe, dove un personaggio comune affronta prove inimmaginabili. Questo archetipo ci insegna almeno tre concetti fondamentali, molto vicini alla cultura cristiana. Il primo ci dice che la Forza viene dalla Debolezza, ossia, l’eroe è spesso un “piccolo” (un hobbit, un ragazzo orfano) che deve superare le proprie paure e limiti, un messaggio di speranza per chi si sente inadeguato. Il secondo principio ci comunica che l’Ombra è Reale. Il fantasy non nasconde il Male, ma lo nomina e lo combatte. Offre al lettore gli strumenti emotivi per affrontare le “ombre” della vita reale (lutto, fallimento, ingiustizia) sapendo che la lotta è necessaria e il trionfo, seppur difficile, è possibile. Il terzo e ultmo concetto vede la Speranza come un Atto di Volontà, insegnando che la fede e la determinazione possono cambiare il corso degli eventi. Il fantasy in questo caso nutre una speranza attiva che si traduce in resilienza di fronte alle difficoltà.

In conclusione, il genere fantasy, con le sue radici mitologiche e i suoi contributi moderni, funge da palestra etica e catalizzatore di speranza. È proprio in questo humus che fioriscono anche i racconti de Le Cronache di Keheram, di Francesco Caraccia, che abbracciano un linguaggio universale per esprimere l’inesprimibile, permettendo al lettore non di fuggire la realtà, ma di tornare ad essa con occhi nuovi, una bussola morale più solida e la determinazione a lottare per i valori in cui crede.

Link dell'articolo: https://fideliter.it/fantasy-strumento-di-trascendenza-e-resilienza/

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